FASCITE PLANTARE
Se il dolore al piede è forte e più intenso al mattino, probabilmente state sperimentando gli effetti della fascite plantare, una condizione dolorosa che affligge un consistente numero di persone.
La fascia plantare è un’aponeurosi fibrosa spessa e resistente che ha origine nella parte mediale del calcagno e si inserisce alla base delle dita, aiutando a sostenere l’arco del piede.
Meccanicamente svolge un ruolo fondamentale nella distribuzione del peso corporeo dal tallone, dove spesso il dolore è enfatizzato, all’avampiede.
Quando rimaniamo in piedi per lunghi periodi o corriamo, sottoponiamo questa struttura a uno stress meccanico ripetuto che ne causa una degenerazione, è stato, infatti, dimostrato che i pazienti con fascite plantare diagnosticata presentano una disorganizzazione del tessuto fibroso simile ad una tendinosi piuttosto che ad un’infiammazione, suggerendo che il termine più corretto sia “fasciosi plantare”.
Tale degenerazione è dovuta a microtraumi e all’instaurarsi di microlesioni del tessuto fibroso che superano la capacità dell’organismo di auto-ripararsi.
Chi sono i soggetti più a rischio?
Non è così semplice dare una risposta univoca o fare una netta distinzione.
La fascite plantare può interessare sia l’individuo sedentario che il runner. Sia chi ha un piede piatto che un piede cavo. Tuttavia non è il caso di generalizzare: condurre uno stile di vita corretto è ovviamente un fattore di prevenzione.
Inoltre, evitare di stare per lunghi periodi in piedi, utilizzare calzature idonee all’attività che si stanno svolgendo, ridurre la frequenza e le distanze delle corse sono tutti accorgimenti che possono aiutare nella prevenzione.
Altri fattori di rischio degni di nota sono l’obesità, una preesistente tendinite achillea o una retrazione del tendine d’achille, una tendinite del tibiale posteriore o, anche in questo caso, una retrazione dello stesso.
Come avviene la diagnosi?
Generalmente è sufficiente una valutazione clinica e una raccolta dell’anamnesi per stabilire la presenza o meno della fascite plantare.
Il ricorso a esami strumentali solitamente è utile per scongiurare problematiche più gravi a carico del piede, come ad esempio l’esame radiografico per verificare la presenza di fratture o spine calcaneari.
Altri esami strumentali eseguibili sono l’ecografia e la risonanza magnetica.
Il nostro approccio fisioterapico.
Dopo un’attenta valutazione, il trattamento conservativo della fascite plantare poggia su 4 punti fondamentali:
- la riduzione del meccanismo stressogeno a carico della fascia plantare. Compatibilmente con gli obblighi lavorativi, va ridotta la quantità di tempo trascorso in piedi; nel caso di sportivi, da ridurre è la frequenza e il carico degli allenamenti.
- L’applicazione di ghiaccio e l’uso di analgesici non steroidei per attenuare il dolore. A tal proposito un esercizio che consigliamo è quello di fa rotolare, tenendola sotto la pianta del piede, una bottiglietta d’acqua congelata (riutilizzabile ogni volta dopo averla raffreddata).
- Lo stretching! Fare stretching ogni giorno per almeno 10 minuti è fondamentale.
- Il ricorso alle Onde d’urto, considerata la terapia strumentale elettiva per la fascite plantare. Grazie all’effetto “cavitazionale”, promuovono la neovascolarizzazione e agiscono positivamente sulla degenerazione tissutale.
Per capire se l’origine del tuo dolore è dovuta alla Fascite Plantare contattaci per una valutazione.
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